A Return To Our Primordial Nature

Questa è una versione diversa, si chiama "Ritorno alla nostra natura primordiale". Nel nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso.

Gli ultimi centocinquant'anni in Europa hanno visto il distacco della società dalle strutture religiose, dal pensiero religioso e dal modo di essere religioso. Confondendo gli insegnamenti dei profeti con l'autorità dei preti, l'Europa ha cercato di liberarsi non solo dalle strutture religiose, ma dal divino stesso. L'essere umano si è liberato da Dio, si direbbe, e si è catapultato in ciò che chiama 'esistenza'. Ha sentito l'ebbrezza di poter sfidare, interrogare e decostruire, di poter dire no. E così si è trovato in una sorta di adolescenza permanente in cui il culmine dello sviluppo umano è un trionfo di sfida contro tutto ciò che appare oppressivo.

Così l'essere umano si è inventato delle domande e un modo di vivere che ruota intorno alla sfida e alla provocazione e in aggiunta a ciò, alla sperimentazione e all'esplorazione, libera da tutte le restrizioni dei padri, al piacere dell'ebbrezza di andare oltre i limiti. Ma ciò che non è venuto fuori sono le risposte. E mentre nel XX° secolo può avere avuto la tendenza a superare lo stadio della decostruzione, ha faticato a trovare mezzi efficaci di ricostruzione e restauro. Si è liberato ed è andato alla deriva nelle vaste terre desolate dell'esistenza. E ha gustato l'esistenza fino a un certo punto. Ha gustato tutto ciò che all'uomo può piacere gustare: ogni tipo di potere, diverse mode, diversi confini morali, diverse relazioni, diversi stili di vita. Ed è diventato anche molto sofisticato, sperimentando l'arte che pone domande, sperimentando la letteratura che pone domande. Sperimentando film che pongono domande.

E poi ha scoperto che non riusciva a trovare nessuna risposta chiara. E quando lo ha scoperto ha cominciato a disprezzare il desiderio di chiarezza. E poi si è depresso. Ma non lo voleva mostrare. Tuttavia, nel suo modo sofisticato, poteva rivolgersi all'arte che rifletteva il suo senso di perdita, di vuoto e di confusione e alla letteratura che commentava le nostre vite distopiche e disfunzionali e al cinema che esprimeva l'ultima alienazione da noi stessi.

Dopo l'ebbrezza di essere liberi di correre nelle aperte terre desolate dell'esistenza, arriva la sobrietà di rendersi conto che l'esistenza in sé è solo esistenza. Non ha nulla da dirci con tutto il suo colore e divertimento. Sia Nietzsche che Heidegger hanno tentato di costruire una sorta di edificio filosofico che ci dicesse quanto sia meravigliosa l'esistenza, e come la verità possa essere rivelata attraverso di essa e il viaggio eterno. Ed è di questo che si tratta. Ma se paragonate alle pratiche mistiche dei profeti, queste costruzioni filosofiche appaiono come mere ipotesi e ipotesi che ancora non riescono a fornire la vera risposta.

Qual è in definitiva la verità? Dovremmo accontentarci di sentirci dire che è un viaggio continuo per scoprirlo? Perché questo è il punto a cui sono arrivati i filosofi di tutti i tempi. Beh, in realtà non lo sappiamo. Ehi, godetevi il viaggio. E la nostra vita quotidiana riflette questa filosofia. Beh, non sappiamo davvero perché stiamo vivendo le nostre vite, ma continuiamo a viverle comunque. E potremmo dire che questa vacuità e inutilità sta al cuore di gran parte della cultura europea come è oggi. Mi concentro solo sull'Europa perché siamo in Europa. È meglio e più sicuro non fare più domande.

Per quanto riguarda le donne della nostra epoca, non si può negare che hanno delle vere battaglie da combattere. La lotta per essere considerate come aventi l'intelligenza per partecipare alla politica, la lotta per poter andare all'università e per esercitare i nostri talenti al meglio delle nostre capacità. Molte persone in questi giorni si richiamano alla presunta età dell'oro degli anni '50. Ma quella era anche un'epoca in cui le donne che erano viste come moralmente deviate venivano rinchiuse in manicomio. Non c'è dubbio che le donne abbiano dovuto lottare contro diversi tipi di oppressione, ma con la liberazione di certe catene patriarcali, con un'interpretazione ristretta e superficiale del cammino profetico, e ancora, con l'ebbrezza che ne è derivata, le donne si sono spostate nelle aperte terre desolate dell'esistenza e l'esistenza dalle dimensioni sacre è quasi scomparsa.

Le donne sono diventate esseri economici nella loro lotta per eccellere sul posto di lavoro, ed esseri sessuali, nella lotta primordiale per trovare un compagno. In una società capitalista, individualista, sono incoraggiate a competere tra loro e con tutto. Le donne sono diventate spietate tra loro in una battaglia per trovare la verità della loro esistenza nei limiti di questa esistenza.

È interessante notare che nella mia generazione sta avvenendo un ribaltamento: le donne sono esauste. L'ebbrezza di liberarsi dai limiti è passata, e si trovano di fronte alla sfida mondana di provvedere alla famiglia, come facevano gli uomini.

Proprio la settimana scorsa ho letto un articolo di una donna che esce, lavora per molte ore per mantenere la famiglia mentre suo marito rimane a casa e si occupa della loro bambina. Ella dice: "Sono caduta nella vecchia trappola maschile di vedere ogni centesimo che guadagno tornare indietro per le future rette dell'asilo, le riparazioni del tetto e le bollette del supermercato e di chiedermi perché mi preoccupo". Esprime il rammarico di dover ricostruire i legami ormai tesi alla fine di una lunga settimana lontano da sua figlia. E dice che forse è così che i padri lavoratori si sono sempre sentiti. Ma c'è una conclusione ineludibile: è quello per cui abbiamo combattuto, il diritto di fare come gli uomini. State attenti a cosa desiderate.

Non sto dicendo che il posto di una donna è in cucina, ma piuttosto quello che ho imparato sulla mia cultura crescendo e potendoci riflettere. È che le persone nei paesi europei come sono diventate presumibilmente più sofisticate e avanzate, allo stesso tempo si sono allontanate sempre di più dal loro modo di essere primordiale e persino cosmico.

Siamo diventati ossessionati dal mondo e dal nostro posto in esso, e cioè dal nostro posto come individui. E alla fine abbiamo dimenticato che c'è un aspetto più profondo e completo del nostro essere, e uno scopo più bello e profondo del nostro essere qui.

Le donne occidentali hanno pietà di me e di presunte donne musulmane non sofisticate che non sono passate attraverso l'intero processo di decostruzione. Le donne musulmane sembrano essere ancora bloccate in un'epoca che le donne occidentali hanno orgogliosamente superato. Anche in queste stesse donne occidentali ora si trovano bloccate in uno stato di ansia esistenziale.

È raro che le società contemporanee, post-industriali, vedano le donne come esseri spirituali. Mentre le donne delle generazioni precedenti hanno forse reagito forse alla morale arida e restrittiva degli anni '50, le donne delle generazioni successive si trovano a dover ricostruire se stesse dopo che tutto è stato smontato. Questo può richiedere forse 15 o 20 anni di lotta per trovare una via d'uscita dal caos. Gli atei possono infangare il desiderio di certezza. Ma sostituiamo la certezza con la chiarezza. Chi vuole vivere senza chiarezza, senza comprensione di se stesso?

Mentre la mia educazione è stata improntata al pensiero che la religione è irrilevante per la propria vita, non ho mai smesso di percepire intuitivamente che c'è un'entità trascendente che si trova al di là del mondo fenomenico. E in realtà ascoltavo la Guida, anche se non mi è mai venuto in mente di chiedere una guida, ho sempre sentito istintivamente che la mia coscienza è collegata a quell'entità trascendente e che la mia vita deve essere costruita in armonia con essa. Lo stile di vita, almeno in questo paese, è nettamente fuori sincrono con questo.

Quando ho scoperto l'Islam, ho trovato anche una tradizione iniziatica viva e vibrante con la quale risuona un'energia o una luce, si può dire, e la chiarezza di provenire dall'Uno e di ricondurre all'Uno, e allora mi è venuto in mente quanto fosse più logico porre l'esistenza assoluta dell'Uno al centro della propria vita, farne il fondamento e l'apice della propria vita, piuttosto che pensare solo che a volte vada in tutte le direzioni rispetto ad altre volte.

Il cammino è iniziato quando ho posto l'Uno al centro della mia vita, l'asse, il 'qutb' attorno al quale tutto il resto ruota. Non solo è un percorso vivente e sempre in divenire, ma un percorso di ritorno al divino, un percorso di pensiero lineare e di chiarezza piuttosto che un percorso di congetture e relativismo. È anche qualcosa che mi ha sollevato dalla matrice di una società apparentemente avanzata e sofisticata che tuttavia è praticamente analfabeta quando si tratta di questioni dell'anima e della coscienza.

Il modo secolare di essere occidentale non è, secondo me, l'apice della perfezione a cui si dovrebbe mirare. È semplicemente troppo superficiale e incompleto. Ciò che l'Islam insegna su come essere un essere umano e come essere una donna è probabilmente l'opposto di ciò che viene insegnato alle giovani donne nella nostra società. Alle giovani donne viene detto che se ti sfrutti e ti sai vendere, allora avrai successo e sarai amata. Questa non è altro che una bugia, e non sono l'unica a dirlo.

Le donne fanno di tutto per sfruttare se stesse nella speranza di avere successo e amore. E mentre questo può avvantaggiare gli uomini della società che si auto-sfrutta, raramente avvantaggia loro stesse. Il successo e l'amore possono o non possono materializzarsi, o se lo fanno, a quale costo per se stesse?

L'Islam insegna quelli che oggi sarebbero visti come valori superati, ma sono valori che attraversano tutti i modi di vivere, che coltivano l'anima e sono effettivamente perenni. Sono cose molto semplici, come proteggere la propria anima, difendersi dal male, valorizzare la propria dignità e - il più antiquato - essere caste. In breve, insegna al mondo il contrario dello sfruttamento di se stessi. La donna è un essere spirituale, un'anima, il cui viaggio attraverso questo mondo ha come meta designata la saggezza di cui sopra in prossimità del divino.

Il nostro obiettivo in questo mondo è di conoscere la nostra anima, di essere in pace con noi stessi, di aspirare ad acquisire conoscenza e di essere persone di conoscenza. L'Islam ci insegna a coltivare la bellezza dell'anima. Questo vale sia per gli uomini che per le donne. Ci sforziamo di creare un mondo bello in cui sia l'essenza di noi stessi a risplendere.

Questo significa che eliminiamo la falsità dentro di noi. Il modo di essere di molte donne nel mondo, che seguono il modello occidentale post-industriale, è qualcosa che implica una costruzione artificiale consapevole di sé. Quante donne considerano il trucco un'armatura e sentono di averne bisogno per uscire e affrontare il mondo? L'Islam chiede di spogliarci dell'artificio. Si tratta di essere fuori come si è dentro e non colludere con la falsità. Si tratta di essere uno spirito libero senza doversi compromettere o mettersi in vendita.

E non pensiate che le principali figure femminili della storia islamica vivessero in isolamento. Una parte fondamentale del loro essere donne era posto da loro occupato nella società e come si relazionavano con gli uomini in società. Quello che vediamo è che la storia non è fatta di donne che competono con gli uomini, ma che cooperano con gli uomini e viceversa. E tutti lavorano per lo stesso obiettivo: stabilendo un modo di vivere che pone al centro la coltivazione dell'anima. Vediamo dunque che c'era un'assistenza reciproca tra uomini e donne.

E questo si può vedere sui campi di battaglia dove donne e uomini sono stati feriti o dove le donne stesse hanno combattuto. Questo può essere visto anche nell'educazione, 'adab', 'akhlaq', o galateo che sono stati instillati dal Santo Profeta e dalla sua progenie purificata, da sua figlia Fatimah e dagli Imam che sono venuti dopo di lei.

Un semplice esempio è la relazione affettuosa che esisteva tra la nobile Fatimah e il Santo Profeta in una società dove era visto come poco virile anche avere figlie nella propria famiglia. Ella era detta "umm abiha": la madre di suo padre e quando ella entrava nella stanza egli era solito alzarsi e invitarla a sedere al suo posto. Non vediamo nemmeno nelle sofisticate società industrializzate un tale rispetto verso una figlia da parte dei padri.

Nella tradizione dei seguaci della Santa Casa del Profeta, Fatimah era molto più che la figlia del profeta. Era un essere nato in circostanze celestiali, che profumava di paradiso, che ha trasmesso la conoscenza esoterica della religione attraverso una progenie purificata. È la madre delle Guide scelte da Dio che vennero dopo suo padre. Gli Imam dicono ai loro seguaci: "Noi siamo prova ['hujjah'] su di voi e Fatimah è la [di Dio] prova su di noi." Possiamo vedere il rispetto per le donne anche nella scelta delle mogli degli Imam: molte di loro sono donne che hanno servito nella casa dell'Imam, cui sono attribuite statura morale e nobiltà di carattere tali da saper valutare la responsabilità di essere la madre dell'Imam successivo.

La questione di coprirsi con un foulard o di vestirsi modestamente è stata trasformata in qualcosa di controverso dai media, come sappiamo. È sorprendente come abbia potuto scatenare reazioni tanto estreme. Il coprirsi ha poi molte dimensioni, non si può dire che le donne lo facciamo tutte per le stesse ragioni. Il mio ritorno a un modo primordiale di essere ha incluso una riconnessione interiore, e il nutrimento interiore dell'anima è facilitato dallo stabilire una barriera dolce ed esteriore contro il mercato del mondo.

Le donne occidentali hanno cercato di sviluppare altre barriere di questo tipo, come ho detto, l'indossare il trucco come un'armatura o i vestiti dal taglio deciso e maschile. Io stessa nelle mie lotte per essere trattata con rispetto sul posto di lavoro a vent'anni e per la strada, prima di convertirmi, ho scoperto che indossare un abito gessato era abbastanza efficace.

Ma perché dovrei rinunciare alla mia femminilità per sopravvivere? Le donne mi hanno chiesto perché ho nascosto la mia femminilità con il foulard, ma trovo che, al contrario, l'hijab è molto femminile. Distingue con chiarezza una donna da un uomo. E, ironicamente, questo è ciò che spesso dispiace anche ad alcune femministe occidentali. L'hijab è un piccolo indumento familiare che trascende la cultura materialista aziendale.

Coprirsi è un momento terribile perché fa parte del ritorno al sé primordiale, il sé primordiale è collegato e integrato con le dimensioni sacre della creazione. La donna musulmana è un richiamo, in un mondo desacralizzato, a tutte le dimensioni sacre dell'essere e a quell'entità divina, trascendente che ha dato luogo all'esistenza. Un modo di conoscerla, un mezzo per tornare ad essa. E' in un viaggio interiore verso l'infinito che continuerà a dispiegarsi nei sentieri di luce molto tempo dopo che avrà lasciato questo mondo.

Se pensiamo al nostro ruolo nel mondo di oggi come esseri che cercano di vivere una vita di purificazione e di divenire sempre più consapevoli, [vediamo che] le donne musulmane devono farsi carico di una grande responsabilità, proprio come fecero nei primi tempi dell'Islam. Vediamo Zaynab, la sorella dell'Imam Husayn, che assiste al suo massacro nella piana di Karbala e stabilisce la tradizione di riunirsi per ricordare l'accaduto come un modo per affermare ancora e ancora la differenza tra verità e falsità. La nobile Zaynab, figlia della nobile Fatimah, si fece avanti come testimone della verità di fronte alle forze che cercavano di imporre al popolo una dittatura spietata. Il suo ruolo nel preservare e trasmettere gli insegnamenti incontaminati dell'Islam fu essenziale.

Allo stesso modo oggi le donne musulmane hanno un compito enorme nella lotta contro la corruzione sia a livello politico che a livello sociale. Devono affrontare la sfida di cercare di stabilire una società che educhi e nutra l'anima, che fornisca un ambiente dove possano essere armoniosamente orientate verso il divino. E tutto questo mentre rimangono il bersaglio dei politici che le trovano utili per guadagnare capitale politico.

Nel prossimo futuro le donne musulmane saranno il luogo di proiezione delle paure dell'altro. Saranno strumenti nelle campagne elettorali dei politici o semplicemente una discarica per il malcontento generale della gente. Ma il fatto che sempre più donne occidentali si avvicinino all'Islam dimostra che, nonostante tutto questo, la bellezza e la profondità del modo di essere cosmico primordiale continua a sollevarci da questa oscurità.